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Cooskreet Trio

Cooskreet Trio

Ispirandosi al celebre libro di Jules Verne, il Cooskreet Trio con “Il giro del mondo in 80 note” percorre musicalmente le vie che portano ad Africa, Americhe, Caraibi, Asia ed Europa in un pot-pourri caleidoscopico di suoni, tradizioni, strumenti.  

FORMAZIONE
Lucia Parolaro, basso elettrico
Ruggero Pezzia Fornero, chitarra acustica e percussioni
Maurizio Piatti, fiati e organetto diatonico

 

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Caminito de Tango

Caminito de Tango

Un viaggio emozionante attraverso la storia del tango: un ballo diventato Patrimonio dell’Umanità, una danza intrisa di passione e sensualità, accompagnato dalle note del vinile, tra dialoghi coinvolgenti, esibizioni spettacolari e proiezioni suggestive.
Con, da Buenos Aires, “El hombre de tango” Jorge Firpo, ballerino e coreografo, Eugenia Ricci, Susi Lillo, Riccardo Giustetto e il mago dei dischi in vinile Piermario Mameli. Presenta Mara Antonaccio. Interviene l’associazione Tango Indipendente di Fossano. 

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Porta Nuova!

Porta Nuova!

“Fatta l’Italia, adesso bisogna fare gli italiani”, disse nel 1861 un politico e scrittore (alcuni dicono Massimo d’Azeglio). La stragrande maggioranza della popolazione italiana parlava il proprio dialetto. Dopo l’unità d’Italia, con il tempo si era diffusa la scuola, e con la scuola si era diffuso anche l’insegnamento della lingua nazionale. Inoltre, migliaia di giovani si spostavano dal nord al sud e dal sud al nord per fare il servizio militare: per comunicare con gli altri soldati non potevano usare il loro dialetto, dovevano parlare l’italiano. Un secolo dopo, però, “l’italiano”, inteso come lingua comune e condivisa, era ancora da fare. Molti italiani del sud si trasferivano nelle città del nord, più ricche e industrializzate. Gli immigrati e gli abitanti delle città del nord non parlavano lo stesso dialetto, e anche questo ha favorito un po’ la diffusione dell’italiano. Ma la strada per trasformare l’italiano nella lingua di tutti fu anche facilitata dalla televisione e dalla radio. E alla radio, cosa volete che ascoltassero i “napuli” che ogni giorno arrivavano a Torino Porta Nuova per andare a lavorare in Fiat? Ma ovvio: le canzoni dei favolosi anni ’60. Una storia musicale che Billi Spuma ripercorre con i suoi inossidabili Gassati, in una coinvolgente serata di beat e ballabili che, come sempre, si trasforma in festa.

BILLI SPUMA E I SUOI GASSATI
Billi Spuma e i suoi Gassati ripercorrono da anni, in modo leggero e divertente, la storia, il costume, i balli e le mode dei mitici anni ’60. Il loro è un viaggio nell’Italia musicale del boom economico tra complessi beat e balere, twist e hully gully, jukebox e canzoni d’amore. Cantano l’Italia dei capelloni e delle speranze giovanili, del Cantagiro e delle rotonde sul mare. Raccontano attraverso ritmi surf e rhythm and blues i sogni, le atmosfere, i protagonisti di quegli anni. Interpretano a modo loro successi indimenticabili come Stasera mi butto, Guarda come dondolo, Tintarella di luna, I Watussi, Sapore di sale, La pelle nera, Bandiera Gialla. Rievocano le imprese musicali di gruppi storici come l’Equipe 84, I Rokes, I Corvi, I Camaleonti, I Ribelli e di cantanti intramontabili come Caterina Caselli, Rita Pavone, Edoardo Vianello, Gianni Morandi, Bobby Solo, Rocky Roberts, Antoine. Sono in qualche modo una leggenda vivente. Instancabili da più di trent’anni portano in tutto il mondo la contagiosa energia della musica beat nostrana e con il loro sound trascinante trasformano i concerti in spumeggianti feste danzanti.

FORMAZIONE
Billi Spuma, voce
Marc Fioretti, tastiere
Benny Pizzuto, basso
Paul Vinci, chitarra
Gianluigi Corvaglia, sassofono
Sandro Marangon, batteria

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Organ Jazz Trio per la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro

Organ Jazz Trio per la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro

L’Organ Jazz Trio formato da Danilo Pala, Enrico Perelli e Giorgio Diaferia accompagna giovedì 16 maggio la cena in Osteria Rabezzana di raccolta fondi a favore della Fondazione Piemontese per la ricerca sul Cancro.

Menù dello chef Giuseppe Zizzo
Vitello tonnato alla vecchia maniera
Fiore di zucca ripieno di ricotta, menta e parmigiano con salsa allo zafferano
Agnolotti di maialino da latte col suo fondo e miele di castagno
Stinco di vitello piemontese al Roero
Patate al forno
Crostatine con crema pasticcera e fragole
Scelta di vini Rabezzana in abbinamento per ogni piatto
Acqua e caffè

Costo: 55 euro, parte del ricavato sarà donato alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.  

 

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Se stasera sono qui

Se stasera sono qui

I capolavori della canzone italiana – da Mina a Battisti, da Trovaioli a Buscaglione, da Fossati a Zucchero – reinterpretati in chiave jazz con il quartetto di Valentina Nicolotti e guest Federico Ponzano con il suo sax tenore.

FORMAZIONE
Valentina Nicolotti, voce
Federico Ponzano, sax tenore
Nicola Meloni, piano
Gian Maria Ferrario, contrabbasso

 

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Edouard Pennes Quartet

Edouard Pennes Quartet

L’Edouard Pennes Quartet nasce dalla comune passione per il Jazz Manouche. Mercoledì 8 maggio in Osteria Rabezzana, Edouard Pennes, accompagnato da Giangiacomo Rosso, Davide Ritelli e Giacomo Smith, figure di riferimento del genere a Torino, presenta una serata omaggio alla musica inventata da un autentico mito della 6 corde: lo storico chitarrista zingaro francese Django Reinhardt. La loro musica spazierà dai brani classici appartenenti alla tradizione dello Swing Manouche a composizioni inedite scritte da Edouard e minuziosamente arrangiate per il quartetto. 

Chitarrista appassionato di jazz, in particolare di Django Reinhardt, Édouard Pennes scopre la musica all’età di sette anni. Dopo una formazione classica al Conservatorio, l’incontro con il chitarrista jazz-rock Stéphane Guéry gli fa conoscere i grandi jazzisti e le varie tecniche di improvvisazione. Entra quindi a far parte della scuola Atla di Parigi, dove inizia a formarsi nel bebop con Pierre Cullaz. Tra un concerto e l’altro a Parigi, si dedica al gypsy jazz, ascoltando i migliori chitarristi di questo stile. Ma è stato il grande Serge Krief, virtuoso della disciplina, a trasmettergli l’eredità di Django. Oggi suona in diversi gruppi di gypsy jazz e di musica improvvisata.

La storia di Django Reinhardt ha inizio dal fuoco di una roulotte. Un incendio, verso la fine degli anni ’20, che, invece di uccidere un giovane suonatore di banjo, gli consegnò diverse ustioni ed una nuova via per fare musica. Un dramma familiare, che portò Jean Reinhardt dalle ceneri di un campo rom ai grandi palcoscenici internazionali. Jean, da tutti conosciuto come “Django”, uscì da quell’inferno senza l’uso di una gamba, quella destra, e di due dita della mano sinistra. Sfidando il grave rischio di cancrena, decise di unire insieme il mignolo e l’anulare, formando così una sorta di improvvisato capotasto mobile. Da lì in poi, la vita di questo chitarrista belga è storia. Grande esponente del jazz, introdusse nei canoni tradizionali le ritmate innovazioni proprie della musica gitana, dando vita, di fatto, al Jazz Manouche.

FORMAZIONE
Edouard Pennes, chitarra
Giangiacomo Rosso, chitarra
Giacomo Smith, clarinetto
Davide Ritelli, contrabbasso

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